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Recensione "La guerra dei papaveri" di R. F. Kuang

 




Titolo:La guerra dei papaveri
Autore: R.F. Kuang
Editore: Mondadori
Genere: Fantasy
Numero pagine: 480
Copertina rigida: €22.00
Link per l'acquisto: https://www.amazon.it/guerra-dei-papaveri-R-Kuang/dp/8804729740/ref=tmm_hrd_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=1599643181&sr=8-1


Recensione

Ciao a tutti lettori! Come state? Spero bene. Eccoci oggi con una nuova recensione, una recensione che non vedevo l'ora di scrivere per potervi parlare,finalmente, di questo fantastico libro che ho letto grazie al review party organizzato dalla mia adorata Giulia (https://www.instagram.com/giulia.books/). 





La guerra dei papaveri è un libro che mi ha sempre incuriosito, sopratutto dopo averne sentito parlare benissimo da Mirko Smith (https://www.instagram.com/mirkosmithbooks/ ), e quando la grandiosa Oscar Mondadori Vault (https://www.instagram.com/oscarvault/ ) ha annunciato l'uscita non ero più nella pelle.
Ci troviamo a leggere la storia di Rin, un orfana crescita in una piccola provincia, che per scappare dalla sua perfida famiglia decide di affrontare il Keju, il difficile esame per entrare nella più selettiva accademia militare dell'Impero. Ad aspettarla, però, è un difficile percorso ricco di ostilità e pregiudizi. Per superarlo vi è un'unica possibilità: imparare ad utilizzare il grande potere che cresce in lei.
Penso di non aver mai letto, durante la mia intera esperienza da lettrice, un libro come questo. Ci ritroviamo nel bel mezzo di una guerra, schierati dalla parte dei deboli; ci ritroviamo in un momento storico molto delicato dove la violenza è pane quotidiano; ci troviamo a leggere tra le righe della vita di persone che hanno subito atrocità urlando in silenzio. La guerra dei papaveri è, senza alcun dubbio, un libro non adatto a tutti. Ma vediamo di analizzare tutto passo dopo passo.

Come vi ho detto questa è la storia Rin, un'orfana accolta in fasce da una famiglia, poco raccomandabile, perché dopo la Seconda guerra dei papaveri il decreto dell'Imperatrice aveva imposto alle famiglie con meno di tre figli di adottare orfani di guerra, che altrimenti sarebbero finiti a fare i ladri o i mendicanti. La famiglia Fang non l'ha mai voluta. Quella di Rin non è stata propriamente un'infanzia felice ed è per questo che, forse, la nostra protagonista è diventata la ragazza che conosciamo leggendo. I Fang le hanno sempre impartito ordini come si fa con un cane: chiudi il negozio; stendi il bucato; porta questa confezione di oppio ai vicini. Sono sempre stati molto violenti nei suoi confronti, in particolar modo zia Fang. Zia Fang è paziente e imprevedibile quanto un serpente. Tutto in lei è rude: espressione del viso, una perenne manifestazione di insofferenza e risentimento; le dita, rosse di ore di pulizia e bucato; la voce, roca a forze di urlare addosso a Rin e suo figlio. Ma ritorniamo alla nostra protagonista.
Rin è un personaggio in continua evoluzione, la vediamo crescere e maturare durante il lungo lasso di tempo che seguiamo. Ci troveremo a leggere di Rin in tre momenti della sua vita, momenti che l'hanno profondamente segnata e che hanno comportato cambiamenti nella sua persona. 
Ad inizio libro R. F. Kuang ci presenta Rin come una ragazza sensibile ma al tempo stesso coraggiosa e determinata a portare avanti le sue idee, una ragazza semplice e sicura di se. Ma i cambiamenti portano con se altri cambiamenti. Rin attraversa l'intero paese per arrivare nel luogo che ha sempre sognato per tutta la vita soltanto per ritrovarsi in una città ostile, disorientate e che disprezza la gente del sud. Il popolo nikiriano crede nei ruoli sociali severamente prestabiliti, in una rigida gerarchia cui tutti sono vincolati dalla nascita. Ogni cosa ha il proprio posto nel mondo. E quello, secondo gli altri allievi dell'Accademia, non è il suo. Loro hanno cominciato ad allenarsi per entrare all'Accademia da quando hanno imparato a camminare, ce l'hanno nel sangue.
E' qui che notiamo il primo cambiamento in Rin. Il suo motto diventa: "Il dolore è il prezzo da pagare per il successo". Diventa infelice. Si sente alla deriva. Inizia a bramare tanto profondamente gli elogi da avvertire questa sete scavarle le ossa. E' coraggiosa ma anche avventata. Sembra quasi vivere in un universo a se.
Ma, per quanto l'Accademia sia crudele e difficile non riuscirà mai a prepararti per la guerra, per la morte. Questo cambia tutti, cambia anche la nostra protagonista. In quel momento si rende conto che per tutto quel tempo aveva giocato a fare la soldatessa, fingendo di essere coraggiosa. La guerra non è un gioco in cui ci si batte per la gloria e l'ammirazione, in cui i maestri dell'Accademia le avrebbero impedito di farsi del male sul serio. La guerra è un incubo. 
Leggere di questo personaggio è stata un'esperienza davvero intensa, toccante e brutale. Per certi versi sono riuscita a rispecchiarmi nei pensieri e nell'atteggiamento di Rin, nella sua determinazione e nella sua fragilità.

Questa però, come vi ho già detto, non è solo la storia della nostra protagonista ma è anche la storia di chi la circonda. E' la storia di Kitay, ragazzo dalla grande intelligenza che da l'impressione di avere conoscenze enciclopediche su ogni cosa, è la storia Nezha, arrogante ma abile nelle arti marziali; è la storia di maestro Jiang ed è la storia di Altan Trengsin. Quest'ultimo è un personaggio particolare con cui nel corso della storia ho instaurato un rapporto d'amore e di odio. Altan ha i migliori risultati di tutte le scuole ed è lo studente prediletto da tutti i maestri, l'eccezione ad ogni regola. E' perfetto in ogni cosa, nell'aspetto e nelle capacità. Il viso è squadrato, privo di espressione e incredibilmente bello. I suoi movimenti nel combattere sono ipnotici, simili ad una danza. Ogni mossa è segno di forza pura. Altan è un uomo complicato, un uomo a cui piace soffrire in silenzio, un uomo a cui piace che l'odio si inasprisca per covarlo il più a lungo possibile. Perché dentro di se Altan è immerso dall'odio. E' un personaggio capace di affascinarti sin da subito, lo ammetto, ma durante il corso della storia alcune sue azioni mi hanno fatto storcere il naso. Altan non è poi così perfetto quanto sembra.

Il punto forte di questo libro? L'ambientazione. R. F. Kuang ha la capacità di trasportare il lettore dalla meraviglia all'atrocità, lo fa con la storia e lo fa anche con l'ambientazione. Non ci troveremo a soggiornare in un unico luogo, attraverso La guerra dei papaveri esploreremo diversi scenari di cui sono rimasta davvero colpita. Leggeremo di Sinegard, la grande capitale annidata ai piedi dei monti Wudang, popolata da musicisti che suonano il flauto, venditori ambulanti che cuociono la pastella delle frittelle con la forma del tuo nome. Sinegard è una città soffocante, caotica e spaventosa. Una città crudele dove i ladri sono sfrontati e pronti a tutto. In contrasto troviamo l'Accademia, luogo che ho preferito più di tutti. L'Accademia sembra un palazzo degli dei, un luogo leggendario dove studiano i figli dei signori della guerra. E' un luogo davvero affascinante sebbene difficile. Il luogo più bello è il giardino: papaveri rosso sangue, a popolare il giardino vi sono minuscoli cactus dai fiori rosa e gialli, funghi fluorescenti che sfavillano fiochi. Leggeremo anche di Khuralain, chimera di stili architettonici eterogenei, una strana fusione tra modelli di edifici provenienti da diversi paesi sparpagliati in tutti i continenti. 
Oltre l'ambientazione, altra cosa che mi ha affascinato è stato il sistema magico davvero particolare e originale e il punto di vista storico che l'autrice ci porta con accuratezza. Ho trovato davvero interessante leggere del passato dell'Impero in cui si svolge la vicenda perché mi ha permesso di addentrarmi maggiormente in questuo nuovo mondo.
Importanti sono anche i temi che l'autrice decide di affrontare in questa storia. Leggeremo di violenza, dipendenza, disturbi mentali. Tutti temi che vengono trattati in maniera magistrale e che hanno la capacità di far riflettere e rabbrividire chi legge.
L'unica "pecca" di questo libro che mi sento di evidenziare sono i capitoli, a mio parere, troppo lunghi che potrebbero affaticare il lettore. Questo è un punto di vista soggettivo ma ritengo che un libro così corposo debba essere suddiviso in capitoli non troppo lunghi, onde evitare di perdere l'attenzione dl lettore. 

La guerra dei papaveri è un libro diverso dal solito, un libro che va masticato lentamente, un libro che non ha paura di mostrare la crudeltà della guerra e delle sue conseguenze. E' un libro che vi consiglio con tutta me stessa se siete amanti del genere e se siete alla ricerca di un buon Adult Fantasy. Cosa aspettate? 

Commenti

  1. Ciao :D
    Purtroppo a me non è piaciuto.
    E' un pò una contraddizione per me questo romanzo.
    Da un lato ha messo troppo, dall'altro poco.
    Però mi spiego meglio nella mia recensione.
    (AlessandraNekkina9372)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Capisco perfettamente perché ad alcuni non sia piaciuto. Credo che questo sia un libro che o si ama o si "odia" per via del suo essere particolare.

      Elimina

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